Per quanto sia giustamente considerato uno dei più grandi ritrattisti della storia, parlare di Nadar solo come un fotografo è sorprendentemente riduttivo. Quando si chiamava ancora con il suo vero nome Gaspard- Félix Tournachon, infatti, aveva intrapreso le più diverse attività segno di una curiosità per il mondo e per tutti i suoi aspetti. Certo, non poteva essere la costanza a guidarlo e infatti negli anni precedenti alla sua scelta di diventare un fotografo professionista – lo farà trentatreenne nel 1853 – si dedicò per qualche tempo agli studi di medicina, si avvicinò alla pittura con scarso successo personale ma coltivando in quel mondo rapporti che gli saranno preziosi, scrisse un romanzo, collaborò fruttuosamente con diverse testate sia come giornalista che come geniale caricaturista. Uomo del suo tempo, non disdegnò neppure l’impegno
politico andando in soccorso della rivolta polacca del 1848 (catturato da prussiani dovette tornare in Francia a piedi), contrastando la candidatura di Luigi Napoleone alla Presidenza della Repubblica francese, facendo parte nel 1871 della coraggiosa e sfortunata avventura della Comune di Parigi. Proprio perché progressista, Nadar ebbe anche importanti interessi scientifici e, nel grande dibattito che nella seconda metà dell’Ottocento, divise l’opinione pubblica fra i fautori del volo mediante apparecchi più leggeri o più pesanti dell’aria, pur avendo sperimentato un personale e imponente pallone aerostatico da lui battezzato “le Géant”, fu fra i promotori della “Società di incoraggiamento degli apparecchi più pesanti dell’aria”. Raccontare tutto ciò è importante per capire il ruolo che Nadar (il suo nuovo nome de plume gli venne attribuito negli ambienti bohèmienne parigini di cui era assiduo frequentatore) ebbe nella fotografia e per comprendere le origini del suo straordinario...

Roberto Mutti